Colpisce la particolare iconografia religiosa che assume i toni di un discorso colloquiale e intimissimo, intriso di affetti domestici
E’ il Correggio, al secolo Antonio Allegri, a puntare le sue “chances” su santa Caterina d’Alessandria che nel lontano 305 d.C. non esitò ad affrontare il martirio dopo il suo rifiuto di sposare il giovane governatore d’Egitto e Siria, Massimino Daia, e che, dopo aver respinto l’invito della sua amata a riconoscere Gesù Cristo redentore dell’umanità, per il “no” alle nozze, condannò la diciottenne fanciulla in fiore, figlia di nobili residenti ad Alessandra, ad una morte terribile: una grande ruota dentata farà scempio del suo corpo. Sarà un miracolo a salvare la ragazza che verrà poi decapitata. Secondo la leggenda, uno stuolo di angeli trasportera’ il suo corpo da Alessandria al Sinai, dove ancora oggi l’altura vicina a Gebel Musa, “Montagna di Mosé, viene denominata Gebel Katherin. Secondo alcuni studiosi, il racconto leggendario indica, trasfigurandola, un’effettiva traslazione del corpo sul monte, avvenuta però in epoca successiva.
Dal Gebel Katherin, infine, in data sconosciuta, le spoglie furono trasportate nel monastero a lei dedicato, sotto quel monte. Diversa è la sorte che toccò al suo carnefice. Dopo la condanna di Caterina, nel 307, Massimino si proclamerà “Augusto”, cioè imperatore, morendo suicida sei anni dopo, esattamente nel 313. Proprio sulla bellissima Caterina il Correggio sperimenta la sua particolare iconografia religiosa che, pur prendendo le mosse da altri due grandi del Rinascimento, Michelangelo Raffaello, assume in lui i toni di un discorso colloquiale e intimissimo, intriso di accattivanti affetti familiari. Un discorso che raggiungerà L’acme nello “Sposalizio mistico di santa Caterina d’Alessandria”, conservato oggi nel museo del Louvre, dove i due santi Caterina e Sebastiano, si propongono come protagonisti di una scena campestre dolcemente giocosa, in aperta contraddizione con la violenza della loro tragica fine. Ne sono una riprova sia la grazia elegante, sia la sensualità morbida e ironica che il Correggio riesce ad esprimere in quanto per lui l’arte e il mezzo più efficace per riprodurre la vita nel suo aspetto più persuasivo e domestico. La stessa piacevole grazia ritroviamo nel “Matrimonio mistico di santa Caterina d’Alessandria”, ora esposto nella galleria antiquaria di Giuseppe Visceglie, in via Calefati 161, tra i tanti cimeli del passato; un matrimonio che raffigura la Madonna con Gesù Bambino attorniata da Santa Caterina da San Sebastiano. E che è da considerarsi, per il suo impeccabile aplomb, della scuola el grande Antonio allegri. Come attestano un timbro ed un “expertise” scoperti dall’antiquario sul retro del dipinto, che sfoggia anche una bellissima cornice coeva. (m.v.c)
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